domenica 26 maggio 2013

LA ROSSA E LA BIANCA DI CICLOPOLIS


 Che ci fai lì, sei impazzita, ti vuoi far ammirare da tutti, vero?
   Sparata verso il cielo...dove credi di arrivare!
   E gli altri, i passanti, cosa dovrebbero pensare, stanno a muso in su e mormorano – Che scherzo è mai questo, chi l’ha issata sul lampione della piazza, ah... ma ce ne sono altre... e certo ora il mondo va al contrario.
   Tu intanto ti diverti, sogghigni anzi fremi, stai in attesa che arrivi  un lui o una lei che ti liberi, un tocco...una pressione sui pedali...e via! Sfrecci morbida silenziosa, orgogliosa  fra i meandri della città.
   
   E se fosse una sfida, se tu volessi dirci: per un giorno guarda in su, inverti la direzione dei tuoi pensieri, cambia opinione, accogli quello che fino ad oggi respingevi... invito che non è possibile disattendere.

  
  

Altro colore, diverso messaggio, la bici bianca sta muta,  fissa al palo. La sua immobilità rappresenta un monito di quanto fulminea possa essere l’inversione di un destino che trasforma il vigore in inerzia, la serenità in tragedia.
  E ci dice l’ultimo pensiero di quella donna mentre andava imprimendo forza ai muscoli “ Che bello pedalare! “

           Bolgiani Cosma Laura

venerdì 24 maggio 2013

La bicicletta e la resistenza, 25 Aprile 2013. Il percorso della memoria

“A decorrere dal 26 aprile 1944 è fatto divieto assoluto di circolare con le biciclette anche portate a mano entro il perimetro della città. Coloro i quali abitano entro il perimetro sopra descritto e, che per ragioni di lavoro, debbono spostarsi con la bicicletta dal luogo del divieto alla periferia e poi far ritorno al centro, dovranno essere muniti di uno speciale dichiarazione della ditta dove lavorano, vidimata dalla questura di Bologna, ma per tutto il perimetro e le strade di divieto dovranno portare la bicicletta a mano con le gomme delle ruote sgonfie, con la catena staccata dalla moltiplica e dal rocchetto” Così recitava un bando affisso sui muri di Bologna durante i mesi della resistenza. Fu il primo di questo tenore ma altri comparvero successivamente nelle principali città italiane vietando la circolazione delle biciclette, minacciando l’arresto per l’utilizzo di quello che veniva ritenuto un potenziale strumento di “terrorismo”, un sovversivo mezzo di resistenza civile E la bicicletta era davvero pericolosamente sovversiva: durante la resistenza partigiana fu un mezzo fondamentale per trasportare documenti e ordini tra le brigate e per coordinare e compiere azioni. Nelle memorie di partigiane e partigiani il riferimento alle loro bici è frequente: il comandante dei Gap Giovanni Pesce, scrive parlando della sua bicicletta “era come l’aria che respiravo, un mezzo indispensabile per muovermi in modo rapido in ogni frangente”, Marina Addis Saba nel suo libro "Partigiane, Le donne della resistenza" definiva la bicicletta un simbolo di libertà, soprattutto femminile: “Si pedala col vento tra i capelli. Si osserva il paesaggio che scorre veloce, si respira a pieni polmoni, si incontra ogni genere di persone. Si rischia, la staffetta lo sa perfettamente, e questo fa parte della libertà e della scelta che la giovane ha compiuto”. Imprevedibilmente “sovversiva”, la bicicletta era già stata in passato oggetto di divieti come quello messo in atto dal generale Bava Beccaris durante la sanguinosa repressione dei moti popolari milanesi del maggio 1898, il generale fece affiggere manifesti che decretava il divieto nell'intera provincia di Milano della «circolazione delle Biciclette, Tricicli e Tandems e simili mezzi di locomozione». La bicicletta strumento di lotta e libertà, alleata dei rivoltosi, strumento in grado di permettere veloce movimento e comunicazione andava fermata.

 

E' per rendere onore a queste memorie che oggi le vie della mia città si sono riempite di biciclette. In tanti abbiamo partecipato alla manifestazione “Il percorso della memoria” una sgambata attraverso i luoghi che ricordano l’esperienza della lotta partigiana a Lainate. Bicicletta e resistenza, partendo da questo binomio le associazioni ANPI, Il filo della memoria, Ciclopolis, ACLI, LIBERA, hanno organizzato questo evento per la giornata del 25 Aprile. “Ad ogni tappa animazioni teatrali, letture e canzoni legati ai temi della lotta di liberazione”. Ed ogni tappa la testimonianza e la rappresentazione di quei giorni difficili e il rischio di cedere alla commozione. Un esercizio di gambe e di memoria per non dimenticare le migliaia di persone che hanno combattuto per la libertà rischiando e in molti casi sacrificando la propria vita e per ricordarci dell’importanza del 25 Aprile nella storia d’Italia”. E noi pedaliamo gratificati da una splendida giornata di sole e convinti che l'addestramento della memoria sia un grande valore da condividere e non un vuoto esercizio di retorica. “Pedalando si è voluto rendere omaggio alla bicicletta e alle staffette partigiane che con questo mezzo di trasporto hanno dato un contributo fondamentale alla Resistenza. L’obbiettivo era quello di far rivivere, nei luoghi che hanno visto passare un importante pezzo di storia del nostro paese, i contenuti, le idee e gli episodi che hanno portato alla sconfitta del fascismo e alla liberazione del paese dall’invasione nazista. Il mezzo usato per spostarci, la bicicletta, ci è parso quello migliore per riaffermare la volontà di una mobilità nuova e sostenibile: la bicicletta è un mezzo veloce per spostarsi, un mezzo per socializzare ma anche per resistere contro i principi di una società dove la velocità degli spostamenti prevale sul benessere e sul risparmio”. E' un peccato che non sia riuscito a convincere i miei bimbi a partecipare. Confido nel prossimo 25 aprile